Missione - Tutto nella Chiesa è al servizio dell’evangelizzazione
Il Papa –parlando ai partecipanti all’incontro del consiglio superiore delle Pontificie Opere Missionarie (fra di loro al meno 3 cappuccini) durante l’udienza di sabato mattina, 14 maggio — ricorda che «ogni cristiano dovrebbe fare propria l’urgenza di lavorare per l’edificazione del Regno di Dio», perché «tutto nella Chiesa è al servizio dell’evangelizzazione». Tanto più oggi che — denuncia — «nuovi problemi e nuove schiavitù emergono nel nostro tempo, sia nel cosiddetto primo mondo, benestante e ricco ma incerto circa il suo futuro, sia nei Paesi emergenti». Dove «anche a causa di una globalizzazione caratterizzata spesso dal profitto, finiscono per aumentare le masse dei poveri, degli emigranti, degli oppressi, in cui si affievolisce la luce della speranza».
Di fronte a questa realtà, «la Chiesa deve rinnovare costantemente il suo impegno di portare Cristo, di prolungare la sua missione messianica per l’avvento del Regno di Dio, Regno di giustizia, di pace, di libertà, di amore». Si tratta di «trasformare il mondo secondo il progetto di Dio con la forza rinnovatrice del Vangelo», gettando le reti «nel mare della storia per portare gli uomini verso la terra di Dio»: un compito — ripete il Pontefice — che è «dell’intero Popolo di Dio».
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Testo e foto dal’Osservatore Romano, 15 Maggio 2011
Ricordiamo in questo contesto le parole del Ministro generale che nella lettera circolare sulla missione parla di Rapporti redenti: “Francesco d’Assisi non solo fu uomo tutto “evangelico”, ma anche uomo “cattolico”, cioè universale con e nella Chiesa. Inserendo nella Regola la norma di come “andare fra i saraceni” volle indicare prima ancora della dimensione del martirio, quella della relazione. Senza nascondere la propria identità di cristiano, il Poverello cercava in primo luogo di incontrare l’altro e di vedere in lui il fratello. L’incontro con il Sultano lo testimonia in modo sorprendente. In questo senso l’azione missionaria dell’Ordine non deve essere intesa in primo luogo alla stregua di una diffusione quantitativa, ma piuttosto come il rendere presente il carisma di san Francesco in culture chttp://www.blogger.com/img/blank.gifhe ancora non lo conoscono. La nostra vuol essere una presenza che intende incidere sulla realtà che la circonda per arricchirla. In ciò essa non mancherà di essere di sostegno alla comunità cristiana. Per essere presenti in questo modo occorre anzitutto fare chiarezza sulla propria vocazione di frati minori: ciò è anteriore sia alla preparazione intellettuale che al desiderio di “andare” in missione.” (Fr. Mauro Jöhri, Nel cuore dell’Ordine la missione, Lettera Circolare 5, 1.6)
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